Press
“AirBnb è un’opportunità, ma solo se ben inquadrato”. Lo dice Elia Frapolli, che dopo Ticino turismo si occupa di consulenze nello stesso settore
10 novembre 2019, Mattino della Domenica
AirBnb è un’opportunità o un ostacolo al nostro turismo? E quale dovrà essere il quadro giuridico nel quale si dovrà muovere per evitare scaturiscano degli abbiamo chiesto a Elia Frapolli, che dopo essere stato direttore di Ticino Turismo è diventato consulente nel suo ambito di competenza. È il punto di vista di un esperto nel settore, che mette sul tavolo vantaggi e svantaggi di un “vecchionuovo” sistema di fare vacanza.
Elia Frapolli, prima di addentrarci nella discussione, ci può indicare la differenza tra AirBnb un hotel tradizionale? È una differenza fondamentale. Mentre l’albergo e il Bed and breakfast sono difficilmente distinguibili, l’Airbnb è quello che una volta veniva definito come l’affitta camere. Si tratta semplicemente del privato che affitta per un certo periodo parte della sua proprietà. Una spiegazione doverosa: quali altri differenze sono riscontrabili? Dietro un’attività commerciale come un hotel c’è una società, un datore di lavoro che ha dei dipendenti a cui versa un salario. Chi ha un Airbnb non ha dipendenti e offre un accordo tra privati, diretto, senza intermediari di sorta. Si tratta insomma di un’attività accessoria.
Parrebbe tutto chiaro. Ma a livello giuridico, come siamo messi?
È qui che sorge il problema. Fino a qualche anno fa, non più di una ventina, chi affittava case di vacanza metteva i suoi annunci sul giornale. Oggi non funziona più così, è tutto cambiato. In cinque minuti si può affittare una camera o una casa di vacanza, utilizzando una carta di credito. Come in ogni settore le leggi fanno fatica a tenere il passo della vita reale.Allora bisogna mettere mano ai regolamenti.
È assolutamente necessario, anche perché chi ha avuto accesso alla piattaforma Airbnb può accorgersi da solo di come sia facile e veloce iscriversi e poi, eventualmente, sparire dal web. Insomma, c’è spazio di manovra per i furbetti, per farla franca. Possono evitare di pagare le tasse di soggiorno, ad esempio… Esatto. Evitando di notificarsi e speculando sulla velocità della rete, c’è chi potrebbe approfittarne. Ed è qui che casca l’asino, perché così si fa della concorrenza sleale ad alberghi e bed and breakfast. Visto sotto questa ottica, capisco il malessere di qualche esercente. Come si può agire per mettere un freno a questo agire? Bisogna fissare delle regole chiare: innanzitutto chi si iscrive sul sito di Airbnb dovrebbe avere il benestare delle autorità comunali. Così facendo, si ha la certezza di avere a che fare con qualcuno che ha tutte le carte in regola. Insomma, vista la liquidità della situazione, gli affittuari dovranno essere in possesso di una dichiarazione valida. A questo punto come mettere a confronto AirBnb e hotel tradizionali?
Una volta regolamentato a dovere il settore, non credo che si possa parlare di confronto, mi concentrerei piuttosto sulla complementarietà. Si tratta pur sempre di ospiti che arrivano nella nostra regione e che aumentano il numero di pernottamenti. Gente che va nei negozi, nei ristoranti, che partecipa all’indotto, insomma.
Addirittura AirBnb potrebbe rappresentare una sfida.
È proprio così. Si tratta di una sfida per gli albergatoritradizionali, che ora non hanno più scuse. Devonomettersi all’opera per fornire al cliente quello che li differenzia. Non basta più avere la camera con bagno e televisore, bisogna mettere a disposizione servizi supplementari, come una spa, una sala per riunioni, oppure un servizio notturno di ristorazione. Non dappertutto però AirBnb è visto positivamente. In alcuni casi è stato addirittura messo al bando, penso a grosse città come Parigi o Barcellona. Il problema però è legato alle difficoltà per gli autoctoni sul mercato immobiliare. Si cerca di far sì che i proprietari che hanno spazi abitativi preferiscano affittarli come residenze primarie. La situazione nelle metropoli europee è davvero spinosa e capisco queste scelte delle autorità. In Ticino però siamo lontani da una situazione del genere. Io dire che siamo piuttosto confrontati con una condizione diametralmente opposta. C’è molto sfitto e parecchi appartamenti sono tuttora vuoti. E allora perché non occuparli affittandoli a persone che verrebbero per qualche settimana? Anche qui bisognerebbe mettere mano alle regolamentazioni, ma una volta messe in chiaro le cose, credo che sarebbe una buona opportunità. Ci sono altre circostanze in cui l’AirBnb potrebbe essere utile?Sì, assolutamente. Mi viene da pensare che potrebbe dare una grossa mano alle regioni periferiche, portando nuovo movimento. Ci sono zone, e mi riferisco alle valli, che accoglierebbero volentieri degli spazi dove ospitare nuovo turismo. I rustici ad esempio, potrebbero ricavarne degli indubbi vantaggi. Infine parliamo di numeri: quanto incide AirBnb sul turismo ticinese? Le cifre esatte non sono conosciute, ma di sicuro si parla di centinaia di migliaia di pernottamenti. È un fenomeno in grandissima espansione, visto che fino a qualche anno fa non influiva in nessun modo. È per questo che bisogna regolamentarlo, prima che la situazione sfugga di mano. A partireda quel momento potremmo parlare di un vero valore aggiunto per il nostro settore turistico.
O.R.