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Elia Frapolli Consulenza e Turismo

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Trend del turismo 2021: trasformativo e sostenibile

22 luglio 2021, Tutto Green

In un contesto paesaggistico fertile, bello e tutto da esplorare - come quello svizzero in generale e ticinese nello specifico - il futuro del turismo è quello di far vivere esperienze uniche che sappiano cambiare per sempre il “viaggiatore”. Ne parliamo con Elia Frapolli, grande esperto del settore.

Il turismo sostenibile è la tendenza del momento, la cui accelerata è stata favorita dalla pandemia. Si tratta di un macrocosmo assai ampio e che potremmo dividere in tre categorie. Da una parte c'è la sostenibilità ambientale ed ecologica: fare turismo nel rispetto del luogo che si va a visitare. Da un'altra, vi è una sostenibilità sociale: riuscire a interagire nel modo più giusto con le persone che risiedono in quel luogo. Infine, la sostenibilità economica, che si determina laddove il turismo crea redditività, indotto e valore. Fare turismo sostenibile vuol dire apportare la prima forma di tutela a tale percorso e garantirne la tenuta. In tal senso, è necessario collegare i tre ambiti di cui sopra al trend del turismo trasformativo, cosiddetto di terzo livello: abbiamo vissuto, negli anni '60/'70, il turismo di massa, per cui tutti si tendeva ad andare nello stesso posto; dagli anni '90, il turismo è stato legato all'esperienza, particolare e possibilmente unica. Oggi, invece, c'è la tendenza di andare in vacanza per tornare trasformati: c'è chi, ad esempio, fa un pellegrinaggio; chi va alcuni giorni a ritirarsi nei conventi, nel silenzio assoluto; chi si reca in India per praticare corsi di yoga. Questa modalità di fare turismo è sempre più ricercata e, probabilmente, rappresenterà una forte tendenza in futuro.

Ci sono già casi di successo in Ticino? 

Sì, vi sono diversi progetti che giocano sul ruolo della sostenibilità. Sono nati alberghi che utilizzano vecchie strutture – per esempio abitazioni e stalle da riconvertire in una forma di albergo diffuso – in cui ogni casetta o rustico diventa una camera di albergo. Ci sono altri bellissimi progetti che coinvolgono le Capanne Alpine, da cui gli ospiti vanno via con un sacchetto di rifiuti da separare a casa. Altre iniziative spingono invece verso la direzione di un turismo a contatto con la natura e rispettoso, come nel caso dei micro alloggi dove si dorme in un pezzettino di natura, del luogo di approdo. L'anno scorso, per esempio, abbiamo creato una tenda sospesa in cui dormire, talmente leggera che al di sotto è continuata a crescere l'erbetta. Basta davvero poco: solo un po' di fantasia.

Come analizza, percepisce e vede il futuro del turismo in Ticino?

Molto bene, perché c’è un grande potenziale an - cora inespresso. La sfida è dare un'accelerata allo sviluppo turistico. Oggi, purtroppo, si viaggia a due velocità: c'è chi, da un lato, sta innovando, cogliendo e sfruttando le nuove opportunità e chi, invece, è rimasto ancorato ai metodi tradizionali, non più avvincenti né remunerativi. Se torniamo all'esempio delle strutture micro ricettive nella natura, queste hanno una redditività maggiore rispetto alla camera di un albergo e ciò si trasmette anche in opportunità economiche e imprenditoriali. Diventa fondamentale cogliere queste occasioni: il periodo tra Covid e post Covid, è molto interessante per investire in questo settore.

Il passato insegna che dalle crisi nascono grandi opportunità. Cosa consiglia a chi è ancorato ai vecchi modelli di turismo?

Di non aspettare, non farebbe che peggiorare la situazione. In questo momento il turismo è in una sorta di letargo: quando ci risveglieremo qualcuno potrebbe accorgersi che il suo business o la sua clientela, di colpo non ci sono più. È il momento di agire e la direzione è quella che porta a un turismo sempre più sostenibile e a un contatto sempre più stretto con la natura. Abbiamo la fortuna di avere, in Svizzera e in Ticino, un territorio che offre tanto: dobbiamo solo sviluppare le offerte legate al nostro paesaggio e alle nostre valli, spesso trascurate.

È cambiata anche la figura del turista?

Si. C’è sempre meno voglia di definirsi “turista”. Si preferisce sentirsi viaggiatori ed esploratori, del resto si viaggia con più consapevolezza anche perché siamo stati privati di questa possibilità da oltre un anno e, come sempre accade, non fare qualcosa per tanto tempo ne aumenta sicuramente il valore.