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Le nostre valli sono una ricchezza sulle quali puntare
Giugno 2020, Ticino Economico
Secondo Elia Frapolli, ex direttore di TicinoTurismo e oggi consulente indipendente, il turismo diventerà più consapevole ed ecosostenibile.
Intervista a cura di Ticino Economico
Signor Frapolli come ha vissuto questo difficile momento?
Dal punto di vista dell’organizzazione delle giornate non è cambiato molto perché già lavoravo in remoto dal mio ufficio mobile e quindi il lockdown non ha mutato molto le mie abitudini. Chiaramente alcuni progetti si sono fermati ma altri, nel frattempo, sono nati. In sostanza mi sono dovuto reinventare. Ho per esempio creato una serie di quattro conferenze sul web (webinar) per confrontarmi con altri esperti del settore, per guardare oltre la crisi e pensare al futuro. E devo dire che hanno avuto un successo inatteso con più di 600 persone collegate.
È stato un modo per prepararci al dopo-virus. Abbiamo discusso delle sfide del turismo che verrà, di micro-ricettività nella natura, di nuove forme di turismo all’aria aperta, ma anche delle nuove tendenze nel mondo della ristorazione.
Quali sono le conseguenze per la sua azienda?
Il modo di lavorare, come detto, non è cambiato. Si sono invece modificati i temi. Le domande che oggi mi arrivano sono soprattutto legate al riposizionamento nella fase post-covid. Anche la provenienza delle richieste è cambiata: oggi lavoro sempre di più con l’estero, in particolare l’Italia, perché le problematiche sono simili dappertutto e tutti sono alla ricerca di soluzioni per superare la crisi ed essere pronti nella fase di ripartenza.
In che modo si deve e si può ripartire?
Le sfide sono fondamentalmente due. La prima è brutale e riguarda il sopravvivere, il cercare di superare a tutti i costi le difficoltà contingenti che ci saranno questa estate. La seconda sfida riguarda invece il medio termine e la necessità di reinventarsi guardando al futuro. È sicuro che il modo di fare turismo dei prossimi anni non sarà lo stesso di quello che abbiamo conosciuto finora. Di conseguenza si aprono nuove opportunità, nuove nicchie di mercato che erano rimaste nascoste fino ad ora e possono diventare interessanti. Per esempio il turismo in quelle regioni spesso considerate di serie B come la campagna e le valli, e che oggi stanno avendo un forte boom a scapito del turismo urbano. In questa fase post COVID-19 c’è sicuramente una riscoperta della natura e delle attività all’aria aperta. Concretamente in Ticino lo osserviamo dal fatto che la richiesta di case di vacanza e dei rustici nelle nostre valli, per questa estate, è più alta degli anni scorsi. E se questa tendenza è figlia dell’attuale situazione, io credo che anche in futuro questo particolare mercato potrà vivere un aumento della domanda.
Quali sono le carte che il Ticino turistico può avere con l’apertura delle frontiere?
Ancor prima di pensare al turismo internazionale, la carta sulla quale puntare ancora più di ieri è il turismo interno. In un momento in cui la gente viaggia meno e lo fa con maggiore consapevolezza il fatto di essere la “Sonnenstube” del Paese è importante e bisogna sfruttare al meglio questa nostra situazione geografica. Andando oltre, la sfida vera sarà quella di sviluppare l’offerta turistica nelle regioni più periferiche, come le valli, che come detto hanno un grande potenziale inespresso. Ma attenzione, bisogna sviluppare l’offerta in base alle richieste del turista altrimenti resta un’opportunità non colta. Coinvolgendo il Cantone che crei delle strategie ad hoc, i Comuni che sviluppino le infrastrutture turistiche e il privato che faccia investimenti. Il tutto per evitare il turismo di giornata, mordi e fuggi e controproducente come quello delle Maldive di Milano. Non bisogna quindi puntare sulla località precisa, ma sulle valli nel loro insieme andando a ripartire il carico turistico su un territorio più ampio.
È fiducioso per i prossimi mesi o le conseguenze della pandemia si sentiranno per molto tempo?
Credo sia abbastanza chiaro che i prossimi mesi saranno difficili. Lo dice anche Svizzera turismo che prevede la chiusura di molte attività legate al settore, si teme addirittura un 20% in meno di attività. Comunque sul medio termine e quindi dal 2021 in avanti io resto fiducioso. Chi saprà reinventarsi in linea con le nuove tendenze turistiche potrà approfittare di opportunità interessanti. Soprattutto vincerà chi sceglierà di puntare sulla natura; e il Ticino, sotto questo punto di vista, può offrire molto. Ma ci vuole un lavoro importante di sviluppo del concetto naturale e sotto questo profilo il nostro Cantone ha ancora molta strada da fare. Ma più in generale credo il turismo stava già vivendo cambiamenti importanti, per esempio verso una maggiore attenzione alla sostenibilità ecologica e alla natura a scapito del turismo di massa. La pandemia ha accelerato queste tendenze, portandoci avanti di qualche anno in pochi giorni. La sfida è quindi quella di rispondere in modo celere a questi mutamenti. È un’opportunità da non lasciarsi scappare.